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RECENSIONI - IL BLU E IL NERO

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BUSCADERO di Andrea Trevaini

Il Blu e il Nero è il primo disco solista di Perlè AKA Gianluigi Scamperle, musicista attivo sulla scena musicale, non solo italiana, da oltre un decennio, che gode di una distribuzione nazionale. La registrazione è stata effettuata in Italia, mentre per il mixaggio ci si è avvalsi di due mostri sacri: John Parish, che suona anche le tastiere in alcuni brani e John Agnello. Le sonorità sono permeate da un bel sound rock chitarristico dark che trova i suoi riferimenti in Lou Reed (di cui è presente una bella cover di Caroline Says, tratta da Berlin), The Cure e il rock inglese anni '80. Il tutto però mediato dal positivo recupero di sonorità più calde, vagamente morriconiane sullo stile dei Friends Of Dean Martinez che ben si adattano ai testi tesi delle sue composizioni che sono vere staffilate di luce nel buio. Basta sentire la dura Veleno per rendersene conto, mentre la frequentazione che Perlè ha avuto con Cacciapaglia emerge poi nello strumentale Bete Noire.

 

SOUNDMAGAZINEdi Valentina Zardini

Il blu e il nero, un accostamento di colori inusuali, che suggeriscono calma distesa ed opaca cupezza.Sono proprio queste due componenti fortemente diverse che fanno da filo conduttore, che accompagnano l’ascoltatore in un percorso mai claustrofobico, ma affascinante, talvolta a piedi nudi per sentire i sassi appuntiti, talvolta in ginocchio, sempre con gli occhi ben aperti.C’è infatti un’aria sognante ma lucida, in cui Gianluigi riesce ad esprimere un’interiorità dalle molte sfaccettature, che va da una vena più dark e riflessiva ad una viscerale rabbia. Si oscilla quindi da pezzi sinuosi come “Pesca d’aprile” e “Scivola”, ad altri serrati come “Fuoco Spento” o più orientati verso il surf/pop come “Un’onda dipinta di blu”. Le chitarre sostengono e completano il fulcro dei pezzi, che sono i testi e la voce, sempre  in primo piano e pregna di personalità e calore comunicativo.Uno dei molti pregi di quest’album è proprio la carica di delineata professionalità, degna dell’esperienza decennale di quest’artista. E’ impossibile non avvertire forti influenze di artisti come Manuel Agnelli, Afterhours, Lou Reed o Giorgio Canali, ma Perlè ha saputo plasmare un rock senza usare stampini o cadere nella trappola del clichè del “cantautore italiano”, che porterebbe ad un appiattimento ed un sapore amaro sia negli arrangiamenti, che nei testi e nella voce.Penso invece che sia stato molto onesto con se stesso e abbia voluto mettersi in gioco pienamente, portando alla luce una sensibilità musicale e personale invidiabili, che rendono “Il blu e il nero” un album di grande pregio e spessore.Da acquistare ed ascoltare…possibilmente molte volte, per cogliere al meglio tutta la gamma di sfumature che vanno dal blu al nero.

 

ROCKSHOCKdi Ivan MasciovecchioVoto: 3,5/5

Artista eclettico e di lungo corso, dopo gli esordi in diversi gruppi della scena dark e new wave (Bête Noire e Konya Dance) e, soprattutto, crossover (Kasanova), Gianluigi Perlè Scamperle gioca la carta solista dando alle stampe un album vibrante di sano, energico ed italico rock. Il blu e il nero si presenta con un’anima ambivalente fin dal titolo, una duplicità di fondo che pervade quasi tutte le tredici tracce, caratterizzate da un’alternanza di melodie innocue e pacificanti con esplosioni soniche figlie del miglior cantautorato rock italiano degli ultimi anni (Afterhours in primis, ma anche Marlene Kuntz, Marco Parente).Prodotto con la collaborazione di personaggi del calibro di John Parish e John Agnello (P.J. Harvey, Bob Dylan, Patty Smith, Sonic Youth), i quali donano al progetto un sound straordinariamente scarnificato e rigoroso, altro punto di forza dell’album è rappresentato dalla voce malleabile dello stesso Perlè, graffiante e lancinante nei suoi momenti di disperazione, languida e liquida quando è la dolcezza a prendere il sopravvento.In definitiva, un debutto davvero interessante questo Il blu e il nero, dotato di un’anima cromaticamente e sonoramente double face, capace di accogliere e respingere allo stesso modo, di essere buio e luce, acqua e fuoco, veleno che fa male e miele da spalmare. Tra gli episodi più interessanti segnaliamo Rosa, Scivola, Veleno e la dolcissima cover di Caroline Says di Lou Reed. 

 

L'ISOLA CHE NON C'ERAdi Ricky Barone

Cos’è? Rock? Psichedelica? Indie? Mettiamoci dentro tutto e aggiungiamoci colori scuri come “Il blu e il nero”, che sono in fondo il terreno nel quale si muove Perlè. Che altro non sono se non “la naturale evoluzione artistica di Gianluigi Scamperle, ex cantante della band Kasanova, oggi con un proprio disco solista dopo 4 anni dallo scioglimento della band”. Un disco quindi che lascia poco spazio all’allegria e alla luminosità, ma si muove spesso e potente come la voce di Scamperle. Un album che ci mette di fronte a decenni in cui il rock l’ha fatta da padrone, proprio ora che pare vivere, soprattutto in Italia, un momento di stanca, come se il viale del tramonto fosse realmente e definitivamente iniziato. Eppure i Perlè ce la mettono tutta per sconfiggere i e, l’altro più cupo e rabbioso, che connotano diversamente i tredici brani scelti per questa raccolta senz’altro interessante nel concepimento e nella realizzazione: pezfantasmi della decadenza del rock, lavorando ottimamente sui suoni e ospitando amici di grande classe, come John Agnello (Sonic Youth, Mark Lanegan), John Parish (PJ Harvey, Afterhours), Dario Caglioni (Yes, Fabrizio De Andrè), Tommaso Colliva (Muse, Franz Ferdinand), Marco Vignuzzi (Ivan Graziani, Massimo Bubola) ed Alessandro Gioia (Davide Vandesfroos, Rosemary's Baby). Una sfilata di nomi importanti e progressivi, che rendono le canzoni dei Perlè veritiere e curate. “Rosa” contiene chitarre lancinanti che feriscono il suono languido del brano. “Roberto Roberto” alleggerisce il clima musicale mentre in “Fuoco spento” fa capolino pure il synth, in una song che richiama alla mente i Red Hot Chili Peppers. Il viaggio dei Perlè (ma si potrebbe dire tranquillamente di Gianluigi Scamperle) attraversa anche i Litfiba, con il cantante che gigioneggia come il Pelù dei tempi d’oro. Riferimenti sparsi, potremmo aggiungerci anche Afterhours e Le Vibrazioni dell’ultima fase. Ma sono solo rimandi, perché tra le doti dei Perlè c’è sicuramente la personalità e una propria precisa identità. Che sta a metà strada tra la rabbia e lo sconforto e la dolcezza e la speranza. Una dualità che pare incontrarsi e fondersi nella miscellanea tra sferzate elettriche e massicce dosi di batteria e rientri delicati di piano o talvolta di viola e violino. È un album che guarda dentro, scavando nell’anima oscura, con brani come “Bete noire”, canzone che sprofonda tra l’hammond e il carillon di John Parish e la voce morbida di Scamperle. Sul finire del cd troviamo anche una versione di un capolavoro di Lou Reed, “Caroline says”, contenuta nel drammatico “Berlin”, disco epocale del grande mantra newyorkese. Il disco è uscito in tutti i negozi il 21 Settembre 2009, su etichetta La Rosa/Distribuzione Venus, ed è inoltre disponibile sulle principali piattaforme digitali.

 

EXTRA MUSIC MAGAZINEdi Antonio Benforte

Tra le sorprese più interessanti della seconda metà dell’anno, Gianluigi Scamparle, ovvero Perlè, con il suo debutto da solista (dopo esperienze nei Konya Dance, Bête Noir e Casanova) pesca a piene mani dalle migliori band degli anni novanta e traccia nuove linee all’interno del rock italiano. Un disco robusto e potente, “Il Blu E Il Nero”, che si avvale dell’importante collaborazione di John Parish (P.J. Harvey, Afterhours) e John Agnello (Bob Dylan, Patty Smith, Sonic Youth). Tredici tracce sostenute da chitarre vibranti e da una voce particolarmente espressiva che trasudano forza ma che sanno anche essere delicate, quando serve. Storie d’amore finito, descritte con un tratto netto in pochi versi (“Pesca d’Aprile”); lente, rabbiose e drammatiche cantilene gridate al chiaro di luna (“Rosa”); e ancora la prepotente cavalcata sonora di “Roberto Roberto”, l’apprezzabile e trasognante deriva pop-rap di “Fuoco spento”, mostrano la continua ricerca sonora di Perlé, la varietà del suo sound. Il disco continua con le ammalianti e morbide note di “Scivola” (in perfetto stile Afterhours di “Quello Che Non C’è”), il ricordo malinconico e strumentale ai Bête Noir – qui Parish suona l’Hammond e il carillon –, la suadente e viscerale “Veleno”, fino all’orecchiabile primo singolo del disco, “Un’Onda Dipinta Di Blu” e la bella e delicata cover di “Caroline Says” di Lou Reed.Riferimenti evidenti, in sottofondo: Afterhours (su tutti), Marlene Kuntz, Estra, Massimo Volume e Cesare Basile. Ma tutta l’ampia gamma di influenze, è importante dirlo, non è affatto negativa, anzi. La capacità di Perlè di rendere le sue sonorità comunque personali e distanti dai “maestri”, fanno sì che il risultato finale sia davvero degno d’attenzione. 

 

L'ARENA di Beppe Montresor

Avevamo conosciuto Gianluigi Scamperle, come cantautore chitarrista e interprete di vaglia, ai tempi in cui era leader dei Kasanova. Terminata alcuni anni fa quell’esperienza di marca crossover, il musicista veronese torna adesso a farsi ascoltare con un prodotto decisamente più ambizioso e di maggior peso specifico, che porta come titolo “Il blu e il nero”, e che Scamperle ha licenziato sotto il nome d’arte di Perlè.I colori del titolo alludono a due diversi stati d’animo, uno più dolce e sognantzi originali cantati in italiano tranne un’emblematica e rispettosa rilettura della loureediana “Caroline Says”, vertice artistico e ‘malato’ di “Berlin”. Con due brani strumentali gravitanti attorno all’idea di “Bete Noire”, di un “lato oscuro” che s’insinua spesso tra le liriche e le sonorità del disco, tratteggiando un possibile autoritratto dell’artista non immune da rimpianti e rimorsi, ma nemmeno dall’intensa urgenza espressiva di “andare più in là”, più in alto o da un’altra parte”, come si diceva ai tempi dei Doors di “Break On Through”.Musicalmente, Perlè ha scelto di spingere la sua poetica sull’asse che accomuna Afterhours/John Parish e Mark Lanegan, e lo stesso Parish (PJ Harvey, Nada, Afterhours) ha preso parte al disco (come strumentista e al mixer) insieme a John Agnello (al mixer in gran parte dei pezzi), già ‘lussuoso’ collaboratore (produttore e ingegnere del suono) per Sonic Youth, Lanegan, Bob Dylan, Patti Smith, Willie Nile, Dinosaur Jr….).  Insomma, “Il blu e il nero” è un lavoro che ha chiamato a raccolta un notevole stuolo di forze (anche tra i musicisti ‘nostrani’, ad esempio il chitarrista Marco Vignuzzi e il produttore Alessandro Gioia, già con Davide Van de Sfroos), e i risultati si vedono.Perlè ne offrirà un saggio acustico il prossimo 16 gennaio al Metropolis, accompagnato dal pianista Alberto Malerba e dalla violoncellista Anna Chiamba. 

 

LA SCENA di Paolo Bartaletti

Anticipato dal singolo Un onda dipinta di blu, praticamente un mix tra “60 miles an hour” dei New Order ed il più ispirato Giovanni Lindo Ferretti, arriva il disco d’esordio solista di Gianluigi Scamperle, in arte Perlè, già vocalist di Konya Dance e Bệte Noire. Ideale trait d’union tra i classici del rock (anche italico) e la nuova generazione indipendente, tra Piero Pelù e gli Afterhours (la bella Rosa su tutte, ma anche Veleno, che il vostro rock-dj preferito potrebbe tranquillamente mixare con “Male di miele”), Perlè sfodera le due armi in maniera quasi alternata; una canzone vecchio stampo, cupa e melodica, e via una canzone arrabbiata e grintosa, non tralasciando mai la amata new-wave delle origini (il singolo citato non ne reca certo l’unica traccia). Diversamente da quello che di solito accade in queste ipotesi, dove il risultato rischia di scontentare gli amanti delle due fazioni, il lavoro funziona alla grande, riuscendo ad amalgamare a meraviglia le varie componenti indicate, grazie senz’altro al mestiere ed al talento dell’artista, ma anche agli splendidi arrangiamenti ed alle “maestose” collaborazioni di mostri sacri quali John Parish (già, proprio quello che in coppia con PJ Harvey ha dato alle stampe uno dei più notevoli album del 2009) e John Agnello (Bob Dylan, Mark Lanegan tra gli altri). Quasi in chiusura, come la classica ciliegina, arriva una sontuosa cover dell’intramontabile Caroline says di Lou Reed, artista che per cupezza e sonorità deve affascinare molto il Nostro. 

 

KDCOBAIN

Dietro lo pseudonimo Perlè si cela un cantautore veronese di nome Gianluigi Scamperle, che con il suo stile unisce atmosfere 60s al rock cantautorale italiano senza però disdegnare una vena alternative in stile Afterhours. “Il blu e il nero” è un album dove appunto coesistono tutte queste anime e lo fanno con apparente semplicità, alternando brani più introspettivi a brani più ritmati ma sempre legati dal filo della poesia. Quelle di Perlè sono divagazioni del suo animo trasposte in musica attraverso la forma della canzone pop-rock, basti ascoltare brani come “Fuoco spento”, “Scivola” e Veleno” per capire di che pasta è fatto Gianluigi Scamperle.Pezzi che si sussuegono sinuosi per insidiarsi nella mente dell’ascoltatore condividendone i contenuti. Non manca neanche un omaggio a Lou Reed con la cover di “Caroline says” tratta dall’album “Berlin”. L’attenzione del cantautore per il panorama internazionale è fuori di dubbio tanto che proprio per questo album ha chiamato due ospiti d’eccezione come John Parish e John Agnello. “Il blu e il nero” è un album da ascoltare attentamente e che acquista valore con il passare degli ascolti.

 

SALTINARIA di Giuseppe GioiaVoto: 7/10

C’è davvero classe da vendere nelle due mani di Perlè (al secolo Gianluigi Scamperle, già nelle file dei Konya Dance, Kasanova e Bete Noire) e questo “Il blu e il nero” non fa altro che confermarlo. Ha deciso di fare le cose in grande per questo disco Perlè avvalendosi della collaborazione di gente del calibro di John Parish (PJ Harvey, Afterhours, Cesare Basile) e John Agnello (Bod Dylan, Patti Smith, Sonic Youth, Mark Lanegan) per la realizzazione di quest’anima sonora. Dentro questo “ying yang sonoro” è racchiuso tutta la storia degli ultimi dieci anni dell’underground italiano: Aftehours, Marlene Kuntz, Giorgio Canali, Massimo Volume per citare solo alcuni “ricordi musicali”. Già “Pesca d’Aprile” ci rapisce e ci fa percepire come quest’artista abbia, poi, un altro grande asso nella manica: la capacità di saper raccontare stati d’animo con uno stato di grazia stupefacente. “Rosa” figurerebbe benissimo in uno dei migliori dischi degli Afterhours; “Roberto Roberto” scivola via veloce come un pugno nello stomaco, uno di quelli che abbiamo imparato a metabolizzare da gente come Paolo Benvegnù e Marco Parente. La letteratura di Perlè è metropolitana e quotidiana: nessun banale esercizio di stile, ma solo tanta realtà. “Scivola” è una traccia acid-funky che non fornisce,nemmeno, il tempo per realizzare da dove provenga questo wah wah che ci rende muti. “Veleno” è la traccia più eterea e misteriosa: un piano dark e decadente con vaghi rumori notturni in lontananza. “Un’onda dipinta di blu”, già scelta come singolo per il lancio del disco, ha tutta una sua storia dietro e l’accoppiata di una chitarra che s’insinua sotto pelle e una voce che scava nella nostra indole ci lascia rabbrividire al buio. Perlè ha davvero qualcosa da dire, a noi, il compito di stare ad ascoltare. 

 

FREE ART & NEWS di Andrea Turetta

Perlè con l’album “Il blu e il nero”, dimostra tutta la sua abilità ed entusiasmo. Questo cd è delizioso ed interessante. Sia che si amino dei buoni testi che delle musiche che non lascino indifferenti, si potranno trovare nel disco, ottimi spunti. Indubbiamente, Perlè è un talento cui rivolgere una certa attenzione. Tra i pezzi migliori segnalo “Pesca d’Aprile”, “Fuoco spento” e “ “La vita che va”. 

 

ROCKERILLA di Elio BussolinoVoto: 5/10

Ammesso che guadagnarsi una posizione di rispetto sulla scena rock nazionale sia come vincere una lotteria, Gianluigi Scamperle, alias Perlè, potrebbe a buon diritto imprecare contro la dea bendata per essersi ritrovato in mano un biglietto diverso da quello - vincente - di Manuel Agnelli per un solo numero! E' questa la prima idea che ci si fa ad ascoltare il suo debutto da titolare unico dopo una lunga e dignitosa gavetta con Konya Dance, Bete Noire e Kasanova, quella di un rocker con la sfiga di una voce e una scrittura dannatamente simili a quelle di una celebrità. Una disdetta, certo, ma il fatto che il nostro non abbia avuto l'accortezza di dissimulare in qualche modo, annoverando anzi tra i propri collaboratori un artista tanto vicino ad Agnelli come John Parish, sa un pò di dabbenaggine.

 

BIELLEdi Giorgio Maimone

Il sano rock delle origini, sudato e viscerale! Perlè, ossia Gianluigi Scamperle, veronese, non di primo pelo tira fuori un album di esordio che profuma del sano e buon vecchio rock delle origini: tre chitarre elettriche, basso e batteria, più una spruzzata di altri strumenti. Voce grintosa, sudori, muscoli e polvere da sparo, per un album di passioni viscerali e di assoluta sincerità. Questo è, in sintesi, il biglietto da visita di "Il blu e il nero". Tredici tracce dove la temperatura non si abbassa quasi mai, perché anche le ballate sono pervase dal ferro e dall'acciaio delle elettriche che sferragliano come facevano ai tempi e come dovrebbero sempre fare quando si parla di rock. Niente di innovativo o di mai sentito, ma un buon disco, impregnato di una sincerità a tutta prova. Da "Pesca d'aprile" a "Rosa" da "Veleno" a "Un'onda dipinta di blu" passa il filo dorsale di ferro che innerva l'album. Il blu e il nero come due aspetti della personalità: il blu che rappresenta quello più romantico, il momento anche della speranza o della malinconia, ma positiva, e il nero invece che è cupa rabbia o disperazione, in un album che comunque ci parla di sentimenti. I moti dell'anima sono interni e la geografia deturpata appartiene all'immaginario più che al paesaggio. Ricorda o può ricordare tanti altri, ma Perlè ha il pregio di essere se stesso e se il rock si regge su una serie di stilemi un po' abusati, dopo sessant'anni di storia, Perlé ha il merito di non calcare troppo la mano sulle questioni di stile, per puntare su un muro di suono di inossidabile passione e su testi che non toccano mai la banalità e, anzi, per restare in ambito rock, riescono ad alzarsi di una buona spanna sopra la media di quello che si trova in circolazione. Gianlugi Scamperle, si diceva, non è un personaggio nuovo: buona parte del suo percorso artistico si è svolto nella band Kasanova, di matrice crossover-rock, per circa un decennio dalla seconda metà degli anni ’90, con 3 dischi autoprodotti. Ha poi collaborato con Roberto Cacciapaglia, ex produttore artistico della band, è stato cantante dei Konya Dance (band new wave di fine anni ’80 nata dalle ceneri dei Rosemary’s Baby), è stato cantante ed autore dei Bèté Noire (una dark band con la quale nei primi anni ‘90 ha registrato un ep a Londra). Nel 2005 ha svestito i vecchi panni ed ha iniziato il nuovo percorso come cantautore, con il nome di Perlè. Il disco è stato concepito in totale solitudine tra il 2006 e il 2007 in un casolare della provincia veronese ed è stato realizzato da Perlè con l'aiuto di amici musicisti, fonici e produttori, tra cui Alessandro Gioia, Dario Caglioni, Marco Vignuzzi, Diego Spezie ed altri. Registrato in parte a Verona ed in parte a Catania, l'album è stato mixato in differenti luoghi geografici (New York/Bristol/Milano) da alcuni produttori molto apprezzati da Perlè: John Agnello e John Parish ne hanno curato la maggior parte dei mixes. "Il blu e il nero" alterna brani forti e muscolari, come "Rosa" ("Pelle nuda su di me / fatti prendere e mangiare"), con altri più introspettivi come la lenta e d'atmosfera "Scivola": "Scivola denro al letto / accanto a me / se lo vuoi / se mi vuoi / Scivola / pioggia che accarezza il cielo". A metà brano spezza la serie lo strumentale "Bete noire", omaggio al gruppo che fu e memoria del fatto che dentro di noi sonnecchia silenziosa una bestia nera. Ognuno la propria. "Veleno" contiene dentro di sè virus e anticorpi: si parte lenta ("Se tornerò non sarò vile / ciò che io dirò ha il respiro sottile / come la neve tu sciolta nel sale / mi faria tremare, mi farai pregare") ed esplode nell'urlo liberatorio: "E' un veleno che fa male / punge al cuore e non fa respirare / carne cruda da accarezzare / che si di me è miele da spalmare". Sentito l'omaggio al mito Lou Reed con "Caroline says" e buon finale corale con "Al di là delle nuvole": "Al di là delle nuvole volerò / e io dentro il tuo ventre rinascerò / cercherò quella luce che capita / e brucia l'anima". Sesso, amore e sofferenza. Attimi di speranza e cieli un po' più azzurri, ma il blu non resiste, perché prima o poi torna il nero e quando la vita vira in negativo non resta che l'urlo, il rock, un muro di musica da contrapporre ai muri reali. Istinto di sopravvivenza, capacità di reagire, rialzarsi dopo la batosta e riprendere la strada. Che a ritmi alterni può sembrarci blu o nera.

 

INDIE-ZONEdi Diego Ghidotti

Perlè, nome d’arte di Gianluigi Scamperle, è un navigato cantautore che con “Il blu e il nero” ripercorre le strade dell’alternative rock più crudo e diretto degli anni ’90. I riferimenti agli Afterhours sono netti e ben delineati, tant’è che durante l’ascolto ho più volte definito questo lavoro un album della band di Manuel Agnelli fatto nel 1997 e pubblicato solo nel 2009. Ascoltate “Rosa” e ritroverete la stessa intensità di un brano come “Pelle” di “Hai paura del buio?” del gruppo milanese. Un disco carico di energia e senza pause, molto intenso e con atmosfere rabbiose in pieno stile rock anni novanta, testi compresi. Peccato che siamo nel 2009 e la sensazione di un “già sentito” è la più gettonata e calzante per “Il buio ed il nero” . 

 

FUORI DAL MUCCHIO di Gianluca Veltri

Già cantante nei Konya Dance e nei Bête Noir, Gianluigi Scamperle, ai secoli Perlé, ha fatto soprattutto molta strada insieme ai Kasanova. È da qualche anno che il cantautore e musicista veronese ha intrapreso un cammino solitario, e “Il blu e il nero” ne è il primo frutto. La cifra sonora del disco, la cosa migliore - il suono - più della scrittura o delle soluzioni melodiche, è un muro scuro denso, “il blu e il nero” appunto. Muro eretto da ben tre chitarre elettriche più o meno stabilmente in organico (Perlé + Diego Spezie + Andrea Sarasini o Marco Vignuzzi), cui si aggiungono sezione ritmica e a volte hammond e pianoforte. Un valido esempio di questa grana del suono è offerto da “Un’onda dipinta di blu”, il singolo che ha anticipato l’album, con una chitarrina in vibrato in evidenza che sa di anni 60 e di primi Stones. Per restare a riferimenti più vicini nel tempo e nello spazio, “Fuoco spento” richiama certi CSI (elettrificati, of course), mentre in “Veleno” è come se Pelù venisse mixato con Manuel Agnelli. Un momento di sospensione è offerto dai due intermezzi “Bête Noir Intro” e “Bête Noir” - la vecchia band non si scorda mai -, sorta di divertissement da studio realizzati con John Agnello e John Parish, i due blasonati produttori responsabili della maggior parte dei missaggi.Perlé è un artigiano del rock, uno di quelli che amano la vecchia scuola, come testimonia “Caroline Says”, dal Lou Reed berliniano, rivisitata con buon piglio e ottimamente arrangiata. 

 

BLOW UP di BizVoto: 5

Per un paio di pezzi il debito agli Afterhours (impostazione vocale, testi, armonie, sound delle chitarre) è imbarazzante. Andando avanti è un pò meno evidente, ma la qualità di scrittura scema progressivamente fino a toccare il fondo con pezzi quali Scivola o La vita che va. Non salva la situazione la modesta cover della loureediana Caroline Says. 

 

EUROPOPMUSIC Il blu e il nero (2009) - Perlè (Italy)

 ♪♪♪Perlè is actually a project build around guitarist and singer Gianluigi Scamperle. Coming from Verona he earned his credits in the Italian underground rock scene since the start of the nineties playing in Konya Dance, Bête Noire and Kasanova. In 2005 he decided to leave the latter to work on a solo-album. Studies on albums from guitarists like John Parish, Lee Ranaldo and John Agnello gave him the idea to create a different album opposite to the standard rock he made before. The result is ‘Il blu e il nero’. It’s an Italian rock album but has a very strong psychedelic element in it. By using multiple guitarlayers, played simultaneously by Gianluigi, Diego Spezie and Spice Andrea Sarasini or Marco Vignuzzi, he erects a wall that weaves more or less organic into each other. The effect is something that I haven’t heard in Italian rock before. He stays clear from making noise or re-do Italian progrock but rather creates an new atmospherique rock style. Good example is the track ‘Rosa’ that gradually opens up to conclude in the fourth minute into a spacious guitar tapestry. Beautiful and highly psychedelic. Opening track ‘Pesca d’Aprile’ (April fools) and ‘Inevitabile folia’ are also good examples. Strangely a track like ‘Fuoco Spento’ (extinguished fire) leaves the concept to create a sort of Red Hot Chilli Peppers rip off. Unnecessary and in no way relating to the rest of the album. The cover version of Lou Reed’s ‘Caroline says’ is surprisingly more closer to the concept although still a strange choice. Another downside of his new musical direction is that the music demands a subtle vocalist and Gianluigi just hasn’t got that voice. He tends to howl and grunt which is more suitable on a hardrock album then for this kind of music. For this reason a song like ‘Roberto Roberto’ even annoys me a bit although also here the guitar-parts are a OK. But there is hope, on ‘La vita che va’ (That’s life) and especially closing track ‘Al di la delle Nuvole’ (Beyond the clouds) he restrains himself, sings more modest and hits the right spot. Promising. 

 

NOIZE

Gianluigi Scamperle, in arte Perlè, intraprende la carriera solista dopo aver militato in diverse band tra le quali i Kasanova, gruppo crossover che particepò anche al mitico Beach Boom Rock Festival. Questa nuova vita artistica di Perlè sfocia quindi nella pubblicazione di "Il Blu e il Nero", un album a metà strada fra le tentazioni alternative italiane anni '90 e una personale via cantautorale molto raffinata e niente affatto banale.Nei terdici pezzi proposti appare lampante l'amore per l'operato di autori italiani quali Manuel Agnelli (Afterhours) e Cristiano Godano (Marlene Kuntz) ma anche l'influenza più velata di artisti più crepuscolari e dark quale può essere ad esempio un Lou Reed d'annata. Pezzi come "Rosa" e "Scivola" sono rabbiosi e l'uso della voce (sia musicalmente che liricamente) ricorda molto da vicino quella di M.Agnelli senza però mai arrivare al plagio o alla copia spudorata. In altri episodi traspare invece un mood più intimista e quasi cupo (da qui il titolo del disco "Il Blu e il Nero" ?), come in "Un’onda dipinta di blu" e "La Vita Che Va". Entambe le facce della medaglia convincono e in generale sono pochi i passaggi a vuoto, ad esempio una ridondante, già dal titolo, "Roberto Roberto", fin troppo intima e personale a mio avviso per colpire l'ascoltatore. Un disco complesso e sfaccettato ma accessibile all'ascolto, una interessante alternativa ai nomi citati all'inizio. 

 

LOSTHIGHWAYS di Vladimiro Vacca

La dannazione nell’anima e la passione nel cuore. L’illusione e la rabbia. Il blu e il nero. Il cantautore veronese Gianluigi Sperle, aka Perlè, esplora questa dicotomia dell’anima nel suo album solista d’esordio. Si avvale di collaborazioni illustri come John Parish e John Agnello e tutto lascerebbe pensare di poter  innamorarsi perdutamente di brani come Pesca d’aprile, Rosa, Fuoco Spento, Scivola e Veleno. A primo ascolto si evidenzia in effetti una notevole attitudine al rock sixty. Le chitarre tessono bei momenti sonori e creano profonde atmosfere per le poetiche imprecazioni interiori di Gianluigi. Poi però dopo ripetuti ascolti, pur rispettando la qualità del progetto, sorgono forti dubbi. In alcuni brani sembra di ascoltare gli Afterhours che giocano a suonare un pop-rock più scontato e radiofonico. In alcune parti del disco sembra di sorseggiare un bicchiere di vino rosso pregiato che viene accompagnato da cibo non idoneo che cambia totalmente il retrogusto. La scelta di coverizzare Caroline Says proveniente da quello stesso album Berlin di Lou Reed da cui gli Afterhours hanno tratto la cover di The Bed, la scelta di registrare alcuni brani nello stesso studio Le Cave di Catania (dove gli Afterhours avevano registrato Ballate per piccole iene) e la collaborazione con Parish ci fa intuire che Gianluigi è un grande estimatore di Manuel Agnelli. Questo aspetto gioca a suo favore però lo rende seconda scelta rispetto al maestro. 

 

ASAPFANZINE di Marco Colombo

Incoraggiante l’esordio solista di Gianlugi Scamperle in arte Perlè. Artista eclettico, dopo aver militato in gruppi della scena dark e new wave (Bête Noire e Konya Dance) e, soprattutto, crossover (Kasanova), si affida a collaborazioni importanti con John Parish (PJ Harvey, Afterhours) e John Agnello (Bob Dylan, Patty Smith, Sonic Youth, Marc Lenegan) per creare questo album di un bel rock nostrano. Belli tutti i pezzi che richiamano il miglior rock italiano stile After e Marlene. La musica è appetitoso contorno per la voce di Perlè, a volte dolce a volte graffiante. Tra i pezzi più riusciti a mio parere Rosa e Scivola. Da segnalare anche al bella cover di Caroline Says di Lou Reed. 

 

COOL CLUB di Scipione

Non vi aspettate testi mielosi e sonorità morbide. Quello di Perlè è puro rock italiano. Muro di suono elettrico e testi duri anche quando si parla d’amore. D’accordo nulla di innovativo o di eccezionale ma Il blu e il nero, esordio come solista per il cantautore, già chitarrista cantante dei Kasanova, entra di diritto nel solco del scena rock italiana (After Hours, Marlene Kuntz, Cesare Basile, Marco Parente). Impegnativa ma riuscita anche la scelta dell’unica cover presente nel cd, Caroline Says di Lou Reed. Il disco vanta collaborazioni importanti come quelle di John Agnello (Sonic Youth, Mark Lanegan), John Parish (PJ Harvey, Afterhours), Dario Caglioni (Yes, Fabrizio De Andrè), Tommaso Colliva (Muse, Franz Ferdinand), Marco Vignuzzi (Ivan Graziani, Massimo Bubola) ed Alessandro Gioia (Davide Vandesfroos, Rosemary's Baby)

 

 

INTERVISTE - IL BLU E IL NERO

 

Intervista a Perlè: "Il Blue e il Nero" un disco dell'anima di Patrizio Longo

http://www.patriziolongo.com/post/2493/intervista-perle-blue-nero-disco-dellanima

 

Musica ricca come un fiume in piena che percorre la strada insieme ad una buona dose di rock ed tanto sentimento. Questi i principali caratteri per Il blue e il Nero (2009 - La Rosa).Un lavoro concepito in assoluta solitudine che mette in relazione l'autore con le proprie paure. Un lavoro di passaggio ed un viaggio senza filtri verso i propri poli opposti. Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Gianluigi Scamperle, in arte Perlé. 

Bentrovato?

Ciao Patrizio, bentrovato anche a te..

Come nasce questo tuo primo lavoro, quale il bisogno?

Il progetto è nato come un lungo parto. Sentivo l'esigenza di sviscerare certi miei aspetti e stati d'animo fino ad allora affrontati ma non completamente risolti. Aspetti riguardanti l'amore, la rabbia, il sesso e la dolcezza. Aspetti a volte contrastanti tra di loro - molto spesso per me!! E così sono nati i brani, molti, che poi in buona parte sono finiti sul disco Il Blu e Il Nero.

Potremmo definirlo un lavoro di passaggio?

Credo di sì. È un disco che per me ha aperto molte porte, sensoriali intendo. Questo disco in un certo senso mi ha completamente liberato. ora sono molto più in pace con me stesso, mi voglio più bene.

Verso dove?

I brani che sto scrivendo ora sono meno tesi rispetto al precedente lavoro. Sono più folk, più dark e meno spigolosi, meno rock inteso nel senso classico del termine. Credo ci saranno molte atmosfere desertiche, aperte, con forti influenze blues.

Sono 13 i brani di questo lavoro. Raccontiamo di Scivola. Il singolo di presentazione?

Scivola? È la canzone del mio cuore, una delle prime che ho scritto nella mia vita, è stata incisa almeno in 4 o 5 versioni, sparse in vari demo. È la mia canzone. Parla della dolcezza e della chimica tra due corpi. Dell'armonia tra due esseri. In questa versione sul disco, questa armonia è vista in chiave erotica.

Il disco contiene anche una cover per il brano Caroline Says, tratta dall'albumBerlin di Lou Reed. Un personale tributo?

In realtà, nonostante io ami moltissimo Lou Reed ed i Velvet Undergraound, l'idea di mettere un suo brano nel disco è stata di Alessandro Gioia, il produttore che ha collaborato al progetto. L'idea originale era di farla in Italiano, avevamo già pronto un testo di Davide Vandesfroos, il che sarebbe stato molto figo, ma la Emi non ha ha dato il permesso di modificare il brano per poi pubblicarlo. Abbiamo così deciso di lasciarlo in lingua originale e di pubblicarlo nel disco come cover.

Raccontami delle tue influenze sonore, dei tuoi ascolti?

Premesso che ho dei capisaldi come ascolti - Velvet Underground / The Doors / The Cult / The Sister of Mercy ed altri - durante il precedente lavoro ascoltavo spesso artisti che facevano rock melanconico, molto orientato al post rock. Adoro Industial Silence dei Mardugada, un disco fantastico e che suona incredibilmente bene. È stato grazie a a questo disco che ho contattato John Agnello, il produttore newyorkese che ha prodotto quel disco e che ha poi mixato gran parte del mio.

Cosa ti ha dato l'esperienza con i Kasanova?

I Kasanova sono stati il mio grande amore, la band con la quale sono cresciuto, con la quale ho iniziato ad essere quello che sono. Una grande esperienza umana e musicale. Purtroppo poi le strade si sono volutamente divise, io non mi riconoscevo più come uno di loro, non ero più parte del branco e avevo bisogno di fare il mio percorso. E così è stato. Siamo rimasti ottimi amici e nei concerti attuali Alberto Malerba, il pianista dei Kasanova, suona nel progetto Perlè, cioè con me. Sicuramente Alberto sarà parte integrante del nuovo disco.

Da dove prendi spunto nello scrivere i testi?

I mie testi spesso prendono spunto dai miei sogni. Sogno moltissimo e mi trascrivo qualsiasi sogno. Trovo sia estremamente terapeutico. Poi, dal sogno, inizia un processo cosciente nel quale da quell'immagine, da quella situazione, nascono le parole.

Prossimi concerti?

Al momento non ho intenzione di farne, sono molto concentrato sul nuovo lavoro, che credo non dovrebbe uscire tra molto. Inizierò a fare nuovi concerti con il prossimo disco.

A presto, in bocca al lupo per il tuo percorso musicale.

Grazie Patrizio, a presto

Foto: Laura De SalvatoreFoto: Ufficio StampaAverage:Select ratingPoorOkayGoodGreatAwesomePoorOkayGoodGreatAwesome Inserito da Patrizio Longo il 19 Ottobre, 2010 - 15:00

 

 

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